Analisi SEO semantica: cos’è, a cosa serve e come farla (Video + Slide)

Quando si parla di ottimizzazione per i motori di ricerca, e in particolare di contenuti, uno dei concetti più stressati in assoluto è la necessità di scrivere per l’utente, prima che per i motori di ricerca. Ma cosa significa di preciso e come si traduce nella realtà di un sito web, di un ecommerce o di un blog? 

La chiave di questo è da ricercare nell’evoluzione dei motori di ricerca, nella fattispecie Google, e nella sua capacità di comprendere in modo sempre più preciso le intenzioni degli utenti che si celano dietro alle parole chiave e query che utilizzano per fare ricerche.

Senza addentrarci in un trattato sugli update di Google o sulla NLP, ci sono dei punti fermi nella storia dell’evoluzione di Google che dobbiamo tenere a mente per capire il senso della SEO semantica:

  • Hummingbird (2013): aggiornamento dell’algoritmo che ha dato una svolta nel modo di Google di interpretare meglio le query di ricerca e fornire risposte agli utenti, rendendo possibile il posizionamento di pagine che non contenevano le esatte parole utilizzate dall’utente, ma che rispondevano comunque al suo intento. Da qui si è sviluppata la necessità di passare dalle semplici keyword ai concetti ed espandere la ricerca delle parole chiave alle ricerche correlate, sinonimi e co-occorrenze;
  • RankBrain (2015): parte di HummingBird, è un sistema di intelligenza artificiale che ha migliorato ulteriormente la capacità di Google di comprendere i significati dietro alle parole chiave e di fornire risultati ancora più accurati. Ufficialmente indicato da Google come il terzo più importante fattore di ranking, dopo link e contenuti. Premia rilevanza e completezza dei contenuti ed è alla base della personalizzazione dei risultati di ricerca degli utenti, andando oltre alla semplice query per prendere in considerazione il contesto, i sinonimi, i termini impliciti e lo storico delle ricerche dell’utente;
  • BERT (2019): il culmine del lavoro fatto da Google per migliorare la sua comprensione del linguaggio naturale utilizzato dalle persone. BERT è l’aggiornamento che sfrutta le tecnologie di NLP (Natural Language Processing) per comprendere query di ricerca, interpretare contenuti, identificare entità e le relazioni tra di esse. Lo scopo è rendere il motore di ricerca sempre più abile nel comprendere le sfumature del linguaggio, sia nelle ricerche che nei risultati. 

Alla luce di questi importanti step nella storia del motore di ricerca, come si è dovuto evolvere il lavoro del SEO? Ed è proprio qui che entra in gioco la SEO semantica, quell’approccio alla keyword research e alla produzione di contenuti incentrato su quelle esigenze di rilevanza, completezza e naturalezza fondamentali per offrire alle persone le migliori risposte possibili alle loro ricerche. L’obiettivo è andare oltre alla ricerca delle semplici keyword per identificare i concetti più ampi che interessano realmente l’utente, e riuscire così a creare contenuti pertinenti e rilevanti. Più il contenuto sarà utile, più Google lo premierà. 

L’analisi SEO Semantica secondo Meta Line

L’analisi SEO semantica è una parte centrale delle strategie di Digital Marketing Design di Meta Line che includono la SEO, per questo non potevamo non dedicarle un webinar

Un episodio di oltre un’ora sulla SEO avanzata, durante il quale abbiamo visto una dimostrazione pratica di cos’è e come si fa un’analisi SEO semantica, dalla keyword research all’analisi del search intent. 

In questo articolo abbiamo riassunto i punti cardine di un’analisi SEO semantica secondo Meta Line Digital Agency, e cioè:

Alla fine dell’articolo anche un bonus: slide e video tutorial sull’analisi SEO semantica da scaricare gratuitamente. Buona lettura!

Quando e perché può essere utile l’analisi SEO semantica

Le tre eventualità fondamentali in cui un’analisi semantica SEO può esserci utile è quando:

  • Siamo dietro ai competitor nelle SERP, che ci superano anche di molte lunghezze;
  • Abbiamo subito un importante calo di traffico, ad esempio a seguito di un update di Google;
  • Le conversioni non sono all’altezza dell’effort che stiamo mettendo, o che abbiamo messo, nella produzione di contenuti.

Qualunque sia l’eventualità che ci riguarda, l’analisi SEO semantica può aiutarci a:

  1. Capire come posizionare un sito per keyword competitive;
  2. Aumentare pertinenza e rilevanza dei contenuti, non solo di un singolo contenuto ma dell’intero sito. Questo non è mirato direttamente alla vendita ma serve a completare il campo semantico e ad accompagnare gli utenti nel loro customer journey;
  3. Creare un’alberatura del sito efficiente ed evitare cannibalizzazioni, cioè contenuti similari che competono per lo stesso search intent
  4. Creare un piano di contenuti rivolto alla conversione e non solo all’esposizione. Ci riferiamo nello specifico alle diverse fasi del buyer’s journey: awareness, consideration, decision. Per ognuna di queste fasi ci sono contenuti e canali più adatti per guidare l’utente nel percorso verso la conversione, che può essere l’acquisto, la richiesta di contatto o di un preventivo. 
  5. Identificare nuove opportunità e spunti per le campagne di paid advertising su Google ADS e sui social media come Facebook, Instagram o Linkedin.

Tip: se abbiamo iniziato da poco con il sito, sarà difficile essere visibili fin da subito ai primi posti delle SERP. Come capire se le keyword scelte sono adatte alla conversione? Uno dei trucchi più utilizzati è quello di testarle con Google ADS, che ci può dare riscontro in tempi relativamente brevi sull’efficacia delle keyword.

  1. Ottimizzare contenuti vecchi e nuovi, a seconda che abbiamo già un cluster di contenuti su cui vale la pena intervenire o se dobbiamo lavorare da zero alla creazione di testi in ottica SEO. 

Vuoi saperne di più sull’analisi SEO Semantica? Guarda la registrazione del webinar e scarica gratuitamente le slide a disposizione sulla pagina dedicata 

I 4 step dell’analisi SEO semantica Meta Line

1. Scelta delle keyword

Il punto di partenza è sempre una keyword (o query) principale che sia competitiva.

A partire da essa andremo poi ad esplorare il campo semantico e le parole chiave correlate, cioè tutta quella galassia di altre parole chiave e query che ruotano intorno a questa keyword, estendendone e approfondendone diversi aspetti. Ricordiamoci sempre che non stiamo più parlando di singoli termini, ma di entità.

Queste parole chiave rappresentano altri contenuti che supportano il posizionamento della nostra parola chiave principale. Ovviamente non è detto che tutte le parole chiave trovate siano adatte ad essere implementate nella nostra strategia di keyword. Sarà nostra cura, in base al sito esistente e ai nostri obiettivi, selezionare le correlate che meglio rispondono ai desiderata nostri o del cliente, se lavoriamo per qualcun’altro. 

Ci sono tanti metodi per fare keyword research, uno dei quali è andare ad analizzare cosa fanno i competitor. Andare a sbirciare cosa fanno i competitor ci dà innanzitutto spunti utili per eventuali argomenti da trattare, secondariamente ci fornisce una panoramica delle keyword per le quali si posizionano e ci permette di capire se esiste una strategia SEO alla base del loro sito (e se funziona).

Le keyword individuate ci serviranno poi per creare i contenuti di diverse tipologie di pagine del nostro sito: 

  • articoli di blog
  • pagine about
  • pagine di servizio
  • pagine di categoria

Teniamo presente che non tutti i contenuti devono diventare testi ma possono assumere altre forme, come ad esempio video o guide in pdf da scaricare. Per stabilire questo occorrerà andare a indagare le SERP (l’analisi delle SERP è uno strumento che ricorrerà più volte e che spesso si rivela il migliore indicatore di ciò che gli utenti vogliono). 

2. Architettura del sito

Come collegare le kw principali del nostro sito? A che livello di profondità vanno messe? Direttamente dalla ricerca delle keyword deriva la strutturazione dei contenuti del sito. Questo è uno step molto importante, che sta a monte di tutto il lavoro di produzione di contenuti. L’obiettivo di questo step è realizzare un’architettura del sito web con una alberatura efficace, che faciliti a Google la comprensione di quali sono le pagine più importanti.

Come decido se le keyword devono diventare articoli di blog, pagine di servizio, ecc? anche qui, possiamo dedurlo dall’analisi del search intent, cioè dell’intenzione di ricerca degli utenti, che possiamo dedurre dall’analisi delle SERP

3. Valutare le posizioni pregresse

In questo terzo step andiamo a verificare se il nostro sito si posiziona già per alcune delle parole chiave che abbiamo trovato in fase di analisi. Se il nostro sito o alcune pagine di esso si posizionano già per una o più parole chiave, non ha senso creare un nuovo contenuto ma è meglio andare a ottimizzare quello che c’è già. 

Utilizzando strumenti come SEOZoom, valutiamo sia gli url delle singole pagine sia il sito nella sua interezza, vedendo come si posiziona in relazione ad una determinata parola chiave che ci interessa. Dove compare in SERP? Per quale pagina? 

In base ai risultati che ci restituisce lo strumento di analisi possiamo individuare dove e come intervenire per riuscire a migliorare il posizionamento del nostro sito e conquistare la SERP di una determinata parola chiave o query di ricerca.

Quando ha senso creare un contenuto ex novo? copiamo la keyword che stavamo guardando in SEOzoom e la incolliamo in una scheda in incognito di Google Search, che tipo di pagine compaiono prima di me? sono pagine uguali alla mia o differenti? In base al tipo di pagine capirò se devo creare un contenuto nuovo oppure se devo solo intervenire sul contenuto esistente per ottimizzarlo.

Dobbiamo quindi avere spirito di osservazione per identificare le opportunità.

4. Accorpamento delle parole chiave

In questa ultima fase, andiamo a dare ordine alle parole chiave che abbiamo rilevato in fase di analisi, identificando quanti e quali contenuti bisognerà produrre. Non è detto infatti che ogni keyword corrisponda ad un contenuto: ci sono parole chiave che possono condividere il medesimo search intent, cioè rispondono entrambe alla stessa intenzione di ricerca dell’utente. In questo caso, le due keyword possono essere accorpate in un unico contenuto. 

Come capire quando due o più keyword possono essere accorpate in unico contenuto? La soluzione è mettere a confronto le SERP. Se le due sono uguali per più del 60%, allora possiamo creare un contenuto unico.

A chi si rivolge e per chi NON è consigliata l’analisi SEO semantica

È ideale per:

  • magazine online e blog
  • ecommerce
  • aziende b2b ad alta competitività
  • corsi di formazione online, academy, e-learning

Meno indicata quando si lavora con:

  • volumi di ricerca molto bassi sulle keyword (accade spesso per i mercati di nicchia dove non c’è grande ricerca)
  • vertical di settore estremamente tecnici

Non solo contenuti: altri aspetti da valutare nell’analisi di un progetto SEO

Anche se l’analisi SEO semantica si focalizza sul contenuto del sito web, non dobbiamo dimenticare che ci sono anche altri aspetti che influenzano il posizionamento di un sito web e che dobbiamo assicurarci funzionino correttamente. Il rischio è infatti che i contenuti creati rendano meno di ciò che potrebbero, proprio a causa di problematiche tecniche sul sito che ne inficiano le performance sui motori di ricerca. 

Per questo quando in Meta Line analizziamo un progetto SEO, siamo soliti includere nelle nostre analisi anche i seguenti step:

  • SEO audit, cioè una valutazione di tutto il sito con particolare focus sulla SEO tecnica (es. contenuti duplicati, pagine inutili che disperdono juice e ci fanno sprecare crawl budget, redirect scorretti, etc.);
  • Analisi del profilo di link: consapevoli della dicotomia tra SEO On Page e Off-Page, è fondamentale assicurarsi che il nostro sito possa contare su un profilo di link pulito. Allo stesso modo, è pratica diffusa verificare anche il profilo di link dei nostri competitor, che ci fornisce sia informazioni sulla loro strategia di link building (se ne hanno una), sullo stato di salute del loro profilo di link e, ultimo ma non per importanza, spunti utili per la nostra strategia;

Tip: per l’analisi del profilo di link ci aiutano appositi tool a pagamento come Ahrefs o MajesticSEO. Esistono anche tool gratuiti per l’analisi dei link? Sì, ma non possono contare su database di dati così vasti come la loro controparte a pagamento. Questo rende la loro utilità limitata quando si parla di progetti SEO strutturati, per questo è consigliabile evitare il fai da te e affidarsi solo a partner esperti.

  • Analisi UX: analizzare l’esperienza dell’utente sul sito, verificare la presenza di eventuali ostacoli alla conversione a livello di interfaccia del sito per migliorare l’esperienza di navigazione complessiva dell’utente e aumentare le possibilità di convertire, sia che si tratti di vendere o raccogliere richieste di contatto.

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Marco Ronco

Marco Ronco

Marco è SEO & Digital Marketing Specialist Senior presso Meta Line. Si occupa di concretizzare le attività di ottimizzazione per i motori di ricerca facendo capo alla strategia di Digital Marketing Design.