Come posizionare un sito web? 8 fattori di ranking

Se lavori per un’azienda che ha integrato il digital nelle sue strategie di marketing, saprai bene che il sito aziendale rappresenta il primo biglietto da visita per i potenziali clienti che vi arrivano attraverso i motori di ricerca.

Occorre riuscire a tradurre l’identità dell’azienda sul web, presentando il marchio e la sua offerta in modo chiaro e allo stesso tempo orientato alla vendita, per incentivare le conversioni e permettere al prospect di entrare in contatto con il brand e fare le sue valutazioni in base allo stadio del buyer’s journey in cui si trova. 

Ma il tuo sito piace a Google? 

Il motore di ricerca più utilizzato al mondo funziona basandosi su un algoritmo costantemente aggiornato, che sulla base di svariati parametri giudica la bontà del nostro sito e la rilevanza delle sue pagine in relazione a ricerche effettuate per determinate parole chiave.

Se una volta posizionarsi in prima pagina era abbastanza facile, oggi le cose sono cambiate: il numero crescente di aziende presenti sul web ha intensificato la competizione, portando i motori di ricerca a raffinare sempre più i propri parametri.

Ovviamente lo studio del loro funzionamento è andato di pari passo con la loro evoluzione, portando allo sviluppo di conoscenze e tecniche di ottimizzazione sempre più all’avanguardia.

Le attività di paid advertising sui search engines aiutano ad avere maggiore visibilità, ma i risultati delle ricerche organiche sono la fonte di traffico di maggior valore, giudicata positivamente dagli utenti che ripongono più fiducia nei risultati naturali offerti dal motore di ricerca.

Per riuscire a scalare le posizione nei risultati delle ricerche ci sono tutta una serie di attività e azioni da mettere in atto che rientrano sotto la denominazione di SEO, o Search Engine Optimization.

La SEO non è una scienza esatta, ma è una disciplina in costante cambiamento in cui il successo dipende da una moltitudine di fattori connessi tra loro.

Certo Google non è l’unico motore di ricerca al mondo, esistono infatti delle eccezioni legate strettamente a determinate realtà nazionali come Yandex per la Russia e Baidu per la Cina, ma il colosso di Mountain View rimane la variabile principale da tenere in considerazione per assicurarsi visibilità agli occhi di un cospicuo numero di utenti.

Il posizionamento su Google: tra mito e realtà

Ma torniamo ai nostri fattori di ranking, e cominciamo subito col dire che abbiamo una buona e una cattiva notizia.

Prima la cattiva notizianon esiste una lista ufficiale dei fattori di ranking di Google.

Proprio così, nemmeno Big G ha mai pubblicato un elenco dei fattori che tiene in considerazione per indicizzare e posizionare i siti web. L’unica cosa che ha pubblicamente ammesso è che si tratta di circa 200 fattori: fattori SEO a livello di pagina e di sito, SEO on-page e off-page, passando per dominio, backlink e menzioni del brand.

C’è chi si è cimentato nell’impresa di stilare una lista completa di questi fattori, mettendoli nero su bianco. Pur rappresentando un interessante spunto di riflessione, si tratta di una fonte di informazioni da prendere con le dovute cautele e che presenta alcune ambiguità.

La buona notizia? Non tutti i fattori hanno lo stesso peso e attraverso l’esperienza e le deduzioni basate su dati di fatto, è possibile individuare quelli più rilevanti ai fini del posizionamento di un sito.

Tralasciando numeri altisonanti e liste infinite, possiamo individuare con certezza (almeno fino al prossimo aggiornamento dell’algoritmo) otto fattori di ranking su Google che fanno la differenza nel posizionamento di un sito.

Vediamoli di seguito:

  1. Usabilità da Mobile
  2. Architettura del sito
  3. Dominio
  4. Link
  5. Search Intent
  6. Contenuti ottimizzati
  7. Meta tag
  8. Velocità della pagina

1. Usabilità da mobile

Complici il sorpasso delle ricerche da mobile su quelle da desktop, dal 2015 la mobile friendliness è diventata ufficialmente un fattore di posizionamento che premia i siti ottimizzati per l’utilizzo da dispositivi come smartphone e tablet.  A ciò si è aggiunto anche il recente Speed Update del 2018, con cui viene valutata la velocità di caricamento delle pagine nelle ricerche da mobile.

È evidente quindi come non avere un sito ottimizzato per l’utilizzo da mobile può significare l’oblio per un’azienda sul web.

2. Architettura del sito

Il modo in cui il sito è strutturato influenza non solo l’esperienza dell’utente, ma anche la percezione dello stesso portale da parte di Google. Creare un’alberatura ordinata e organizzata in modo logico, organizzare il sito in sottocategorie, creare url chiari e leggibili aiuta il motore di ricerca a comprendere il contenuto e proporre le pagine del sito come risposta al bisogno espresso dall’utente.

Inoltre, una organizzazione chiara del portale e dei suoi contenuti si traduce in un maggiore tempo di permanenza all’interno del sito da parte dell’utente, e quindi in più probabilità di acquisizione di lead di vendita diretta (se ecommerce).

3. Dominio

È riconosciuto che la maggior parte dei domini che si posizionano in prima pagina su Google sono più vecchi di tre anni. Ciò significa che se un dominio ha già qualche anno di età ed è stato ottimizzato, sarà più avvantaggiato rispetto ad un dominio più giovane.

Oltre all’età del dominio, su cui non si può intervenire in modo diretto, contano anche autorità e autorevolezza. Questi criteri sono determinati da quantità e qualità dei link in ingresso e dal conseguente trust, cioè la fiducia che i motori di ricerca hanno per il dominio sulla base di questi link. Per avere un trust elevato, sono necessari link da fonti autorevoli e a loro volta con un trust alto, o comunque più alto del sito che lo richiede.

Non solo link in ingresso ma anche in uscita e interni al sito; i link aiutano a costruire il posizionamento del sito sui motori di ricerca. Per quanto riguarda i link in ingresso, come dicevamo poco sopra l’obiettivo è ottenere link da fonti autorevoli, cioè da altri portali che godano di sufficiente fiducia da Google per qualità dei contenuti e quantità dei backlink.

Allo stesso modo, includere link verso altre fonti all’interno dei propri contenuti è valutato positivamente da Google, poiché segno che si stanno dando ulteriori approfondimenti al lettore, indice di un contenuto di qualità.

Infine i link interni: collegare i contenuti del proprio sito aiuta sia il lettore a navigare il sito seguendo un percorso logico, sia a incrementare l’autorità delle pagine, passando l’autorità di una pagina ad un’altra.

5. Search intent

Riuscire a posizionarsi per determinate parole chiave è importante, ma ancor più importante è riuscire a dare all’utente la risposta migliore alla sua domanda.

In termini più tecnici si parlerebbe di “intenzione di ricerca”, in parole più semplici si tratta di capire l’obiettivo delle ricerche fatte dagli utenti per dare risposte efficaci e in grado di convertire.

L’utente vuole acquistare o semplicemente informarsi? Conosce già il nostro brand oppure no? Attraverso l’analisi delle parole chiave possiamo intuire a che punto del funnel si trovano i prospect e quali contenuti sono più adatti a rispondere alle loro esigenze.

6. Contenuti ottimizzati

Ottimizzare i contenuti non significa solo individuare i campi semantici, analizzare il search intent e utilizzare le parole chiave più idonee a posizionarsi e impiegarle con la giusta densità, ma vuol dire anche strutturare i testi in modo da offrire una buona leggibilità: grassetto, elenchi puntati e numerati, formattazione del testo a bandiera, utilizzo dei tag H2 e H3 per la suddivisione del contenuto in paragrafi e la creazione di sottotitoli; tutti questi accorgimenti aiutano a frazionare il contenuto in blocchi più “digeribili” dal lettore, rendendolo quindi più ingaggiante e facile da leggere.

7. Meta tag

I meta tag rientrano tra gli aspetti della SEO On-Page che aiutano il motore di ricerca a comprendere il contenuto di una pagina. Ci riferiamo in particolare a titledescription alt title immagini. Title e description sono quel piccolo blocco di testo che appare nelle SERP di Google e che descrive in breve il contenuto delle pagine. La description di per sé non costituisce un fattore di ranking diretto, ma aiuta il Click Through Rate, cioè il tasso di utenti che cliccano sull’annuncio rispetto a quanti lo visualizzano. In questo caso non è tanto importante che la description includa la parola chiave, quanto che sia accattivante per il lettore e che lo invogli a cliccare.

Altrettanto importante l’alt title delle immagini, che da un lato supporta l’indicizzazione, aiutando il crawler di Google a leggere sia i contenuti testuali che le immagini, dall’altro aiuta l’utente a capire il contenuto della foto nei casi in cui questa non venga caricata.

8. Velocità della pagina

Tra i fattori più rilevanti troviamo sicuramente la velocità di caricamento. I dati parlano chiaro: secondo una ricerca condotta da Googlese una pagina ci mette più di 3 secondi a caricare da mobile oltre il 53% degli utenti abbandonerà la pagina. E se per un sito normale un tempo di caricamento inferiore ai 3 secondi è accettabile, per un ecommerce il limite ideale scende addirittura a 2 secondi.

Le motivazioni dietro ad un sito lento possono essere molteplici, ma tra i principali responsabili troviamo alcune scelte stilistiche come immagini troppo pesanti o in formati non adatti al web.

Verificare come si posiziona il tuo sito rispetto a questi fattori di ranking ti darà delle linee guida per poter intervenire e migliorare sensibilmente non solo il tuo posizionamento sul web, ma anche i volumi di visite al tuo sito da parte di un pubblico qualificato.

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Marco Ronco

Marco Ronco

Marco è SEO & Digital Marketing Specialist Senior presso Meta Line. Si occupa di concretizzare le attività di ottimizzazione per i motori di ricerca facendo capo alla strategia di Digital Marketing Design.